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Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti nacque a Caprese, in provincia di Arezzo, nel 1475 dC. Suo padre Ludovico di Leonardo Buonarroti era il sindaco del Paese e proveniva da una famiglia fiorentina di primo piano, in cui i membri erano sempre stati impiegati nel settore pubblico e del governo. La madre, persa da Michelangelo all’età di cinque anni soltanto, era Francesca di Neri del Miniato del Sera. Michelangelo era il secondo di cinque fratelli. Dopo un breve soggiorno a Caprese, la famiglia tornò a Firenze, e andò a vivere nella frazione di Settignano, dove c’erano molte cave di arenaria e quasi tutti, lì, lavoravano come scalpellini. La Tata di Michelangelo era la moglie di uno scalpellino e, negli anni successivi, il grande artista era solito dire che la sua infanzia in mezzo a tutte quelle polveri di pietra , lo aveva destinato alla scultura. Nella mente di suo padre, doveva diventare o un militare o un prelato, ma Michelangelo amava troppo l’arte  per rinunciarvi e, dopo lunghe lotte con la sua famiglia, riuscì a imporre le sue volontà su quelle di suo padre. E così, nel 1487 dC, Ludovico condusse il ragazzo presso il famoso laboratorio di Domenico Ghirandaio, il quale, dopo aver visto alcuni suoi schizzi, decise di assumerlo come apprendista, dandogli un piccolo stipendio, che suo padre usava per far quadrare il bilancio familiare. Michelangelo non ha finì i tre anni di apprendistato e continuò la sua formazione presso il famoso Giardino di San Marco, finanziato da Lorenzo il Magnifico, dove iniziò a dedicarsi alla scultura. Lorenzo, impressionato dal talento enorme del ragazzo chiese a suo padre di avere il permesso di ospitarlo nel suo palazzo, solo per godersi il suo lavoro. Suo padre, data l’influenza e i vantaggi di una tale amicizia, accettò di buon grado e Michelangelo si trasferì alla Corte Medicea.  Al Palazzo dei Medici, Michelangelo scolpì la “Madonna della Scala” (bassorilievo) e la “Battaglia dei Centauri” (altorilievo), dove mostrò a tutti il ​​suo tocco fermo e delicato al tempo stesso. Il successore di Lorenzo, Piero de Medici, non fu così cordiale con Michelangelo come lo era Lorenzo, e questo lo indusse  a trasferirsi in un altro luogo, identificato presso il Convento Francescano dei Frati Agostiniani, dove al grande artista fu anche consentito di sezionare alcuni corpi defunti e, di migliorare significantemente la sua conoscenza dell’anatomia umana. Per ringraziare i Frati per la loro ospitalità, scolpì e donò loro il “Crocifisso di legno” e ” Ercole” (oggi perduto). In quegli anni Firenze stava vivendo momenti tormentati, i Medici non erano più amati dal popolo ed il monaco Savonarola, grande moralizzatore,  rovesciò il loro dominio con l’aiuto del popolo, espellendo Piero de Medici dalla Città. Michelangelo, per precauzione, data la sua amicizia con la famiglia Medici, decise di trasferirsi temporaneamente a Bologna, ospitato da Francesco Aldrovandi, una persona vicina ai Signori della Città: la famiglia Bentivoglio. Rimase a Bologna circa un anno e là,  completò la grande scultura chiamata “Aria di San Domenico”. Nel 1495 dC, tornò a Firenze, dove un nuovo Governo Repubblicano si era stabilito. Alcuni membri della famiglia Medici in esilio erano tornati, proclamandosi  gente comune ed amici del popolo. Pierfrancesco de Medici lo ospitò e lo protesse, e per il suo ospite, Michelangelo scolpì il “San Giovanni” e un “Cupido dormiente”, oggi perduti. Più tardi, venne in contatto con il torbido mercato dell’arte, scolpì una statua e, attraverso un mercante d’arte, la vendette a un Cardinale romano, spacciandola per  antichissima, ma il Prelato scoprì presto la frode,  chiese i soldi indietro e desiderò conoscere l’autore di tale meraviglia. Nel 1496 dC, convocato a Roma dal Cardinale, andò a vivere nella casa dell’emissario Papale  Jacopo Galli, e scolpì, per il Cardinale, un bel “Bacco”. Quando gli ambienti ecclesiastici videro la bellissima statua,  cominciarono a ordinargli numerose opere. Fu in quegli anni che scolpì uno dei suoi capolavori assoluti: “La Pietà”. Questa statua spettacolare di Gesù, tra le braccia amorevoli di Maria, sua Madre, emanava una tale potenza espressiva ed emotiva, senza precedenti, che tutti coloro che la videro, rimasero a bocca aperta. E ‘stata la prima statua scolpita in marmo di Carrara, che da allora in poi, divenne il materiale preferito dell’artista. Tornò a Firenze come una vera Star, tutti lo conoscevano e lo  apprezzavano. Sovvertendo le precedenti tradizioni, Michelangelo iniziò a scolpire in proprio, diventando una specie di “imprenditore”, e vendendo le sue opere ai clienti. Nel 1501 dC, scolpì solo 4 di 12 statue, commissionate dal Cardinale Piccolomini per il Duomo di Siena, preferendo tornare a Firenze, dove tutti volevano dargli commissioni per creare importanti opere d’arte. A quel tempo, l’Opera del Duomo gli commissionò una statua di grandi dimensioni, da collocare in una Piazza pubblica, che avrebbe simboleggiato l’eroe moderno, il cittadino-soldato: Michelangelo scelse un enorme blocco di marmo di Carrara, già abbozzato da alcuni altri scultori , e dopo tre anni di lavoro, consegnò un altro dei suoi capolavori assoluti a Firenze: il David. La statua incarna la grazia e la potenza del protagonista nel totale stile Michelangiolesco, in cui la scultura era più dinamica e muscolosa che nei precedenti canoni di quei tempi. Una commissione, composta da artisti, tra i quali c’era anche Leonardo, decise di esporre la meraviglia nella Piazza più bella e importante di Firenze: Piazza della Signoria. In seguito, l’artista  produsse una serie di opere d’arte tonde, con immagini sacre (il tondo Pitti, scolpito nel marmo, il tondo Doni, squisitamente dipinto, e il tondo Taddei, anch’esso scolpito) e un Davidbronzeo (oggi perduto). Molti ordini giungevano, in quei tempi, all’attenzione di Michelangelo, anche se alcuni di loro, come le 12 statue per il Duomo, o il Ponte di Istanbul, non furono nemmeno iniziati ed alcuni altri, come il grande affresco a Palazzo Vecchio, che rappresentava la Battaglia di Cascina (Firenze vittoriosa su Pisa), fu solo iniziato e mai completato. Nel 1505 dC Papa Giulio II° lo chiamò a Roma per scolpire la sua tomba, Michelangelo preparò un grande progetto, selezionò il marmo, e quando stava per avviarlo, fu fermato dal Papa, distratto, in quei tempi, da altri eventi. Michelangelo allora, pensando che probabilmente era diventato inviso al Papa fuggì da Roma. Il Papa, molto dispiaciuto, riuscì  a incontrato a Bologna, dopo aver sconfitto i Signori locali (Bentivoglio). Giulio II° si scusò per il fermo  della tomba e gli diede un’altra straordinario compito: dipingere il grande affresco sul soffitto della Cappella Sistina. Michelangelocominciò subito a lavorarci, immaginando i tempi prima dell’avvento degli Apostoli, e il tema del peccato originale e della redenzione dell’uomo per mano di Gesù. Rappresentò i sette Profeti e le cinque Sibille, seduti sui loro troni ai lati del soffitto e poi, nei 9 spazi appositamente creati, dipinse le scene cronologiche della Genesi: la separazione della luce dalle tenebre, la creazione di vegetazione, piante e  stelle, la separazione della terra dai mari, la creazione di Adamo, la creazione di Eva, il peccato originale e la cacciata dal Paradiso, il sacrificio di Noè, e l’ubriachezza di Noè. Sopra queste scene, vennero collocate alcune persone nude con ghirlande e medaglie di bronzo, e scene del Vecchio Testamento, raffiguranti le 40 generazioni degli antenati di Gesù, furono dipinte nelle lunette, e, infine, nei quattro angoli, all’interno dei pennacchi,furono rappresentate altre scene dalla Bibbia (Miracoli per il popolo eletto). La bellissima Cappella  fu inaugurata nel 1512 dC. Nel 1513 dC Michelangelo riprese il suo lavoro presso la tomba di Giulio II°, commissionata dai suoi eredi, e nel frattempo, scolpì altre opere: ” Il primo Cristo di Minerva “, ” I due Prigioni ” e ” Mosè ” Nel frattempo, un membro del la famiglia dei Medici, Leone X °, salì al soglio pontificio, e questo fatto riportò Firenze indietro, sotto il controllo Mediceo, con la contemporanea sconfitta del Governo Repubblicano. Leone X ° commissionò a Michelangelo il progetto per la ristrutturazione della Chiesa di San Lorenzo, la Chiesa della famiglia Medici, ma a causa dei costi proibitivi, non fu mai stato realizzato. Sempre a San Lorenzo, Michelangelo realizzò la splendida Sagrestia Nuova, una Cappella con base quadrata, costruita per ospitare le tombe di Lorenzo il Magnifico, Giuliano suo fratello e due cugini Lorenzo e Giuliano (omonimi). Sopra le tombe dei due Medici più noti ci sono due coppie di statue umane raffiguranti due allegorie del tempo, sulla tomba del Magnifico ci sono Crepuscolo e Alba e sulla tomba di Giuliano ci sono Giorno e Notte. Nel 1527 dC, Firenze si ribellò contro il Papa, espellendo il suo vice Alessandro de Medici, e ripristinando la Repubblica;  Michelangelo, che era sempre stato un po’ ostile ai Medici, nonostante il loro continuo supporto, immediatamente si convertì agli ideali Repubblicani, lavorando su diversi lavori commissionati dal nuovo Governo. Ma la vita della Repubblica non era destinata ad essere lunga, infatti l’Imperatore, il Papa e i Medici riconquistarono rapidamente la Città, imponendo un nuovo governatore implacabile e severo: Baccio Valori. Michelangelo, spaventato per il suo sostegno a favore della Repubblica, fuggì allora a Venezia. Il Papa, però, lo  perdonò, a condizione che tornasse al suo lavoro sospeso alla Sagrestia Nuova, e progettasse una nuova, grande Biblioteca da essere collegata alla Chiesa di San Lorenzo. L’impressionante Biblioteca fu progettato e quindi costruita, e il lavoro per la tomba di Giulio II ° ripreso. Nel frattempo, il grande artista  ricevette molti altri ordini, la maggior parte dei quali non riuscì a soddisfare. Nel 1534 dC, Papa Clemente VII° chiamò Michelangelo a Roma, nominandolo ufficialmente come il  pittore, scultore e architetto del Vaticano. Michelangelo lasciò Firenze e  non vi tornò più. A Roma, ricevette il prestigioso incarico di dipingere la parete di fondo della Cappella Sistina con il tema del Giudizio Universale, e questo dipinto è diventato un altro dei suoi capolavori indiscussi. Nel “Giudizio Universale”, Gesù è al fianco  della Beata Vergine, e, dal suo trono, sceglie le anime da salvare, che, in una sorta di processione, tutto girano intorno a lui, circondato da Santi e Profeti. Si tratta di un contesto caotico, in cui il grande movimento è il fattore che più colpisce, piuttosto lontano dalla tradizione del tempo. Il neo eletto papa, Paolo III°, commissionò a Michelangelo di redigere un progetto per la ristrutturazione della Piazza del Campidoglio, un posto importante nella vita politica della Città, fin dal Medioevo. Il progetto, realizzato molti anni dopo la morte di Michelangelo, era composto da uno spazio trapezoidale convergente in un edificio principale (Palazzo dei Senatori), affiancato, sugli altri due lati, da due palazzi (Palazzo Nuovo e Palazzo dei Conservatori), nel centro della Piazza si presupponeva un reticolo curvilineo, inserito all’interno di un’ ellisse, al centro della quale ci sarebbe stata una statua dell’imperatore Marco Aurelio, come collegamento tra l’Impero e l’Autorità Papale. Nel1542 dC Papa Paolo III commissionò due affreschi, dipinti dal Maestro nella Cappella Paolina in Vaticano: “Il Martirio di San Pietro” e la “Conversione di Saulo”. Nello stesso anno, la magnifica tomba di Papa Giulio II °, alla quale Michelangelo aveva lavorato per 40 anni, fu collocata nella Basilica di San Pietro. Il monumento aveva una bella statua centrale raffigurante Mosè, accanto al quale vi erano altre due statue femminili in piedi, che ha rappresentavano i due modi per trovare la salvezza divina: la Preghiera (vita contemplativa) e l’Attività Morale (vita attiva), sopra a questo trittico c’era il Sarcofago Papale, dominato da una statua della Vergine con il Bambino e due sibille  ai fianchi. Nel 1547 dC Michelangelo disegnò la facciata e il cortile dell’imponente Palazzo Farnese e la Cattedrale di San Pietro. Nel 1547 dC Michelangelo, depresso per la morte della sua amica, la marchesa Vittoria Colonna, e di suo fratello Giovan Simone, cominciò a riflettere sulla vita. nel 1550 dC iniziò a scolpire una statua per la sua tomba: la Pietà dell’Opera del Duomo ( Pietà Bandini). Poi iniziò a scolpire la sua probabile, ultima statua: la Pietà Rondanini,. Entrambi queste due Pietà non furono mai  completate e furono mutilate da attacchi di rabbia e depressione, che sempre più spesso colpivano Michelangelo. La Pietà dell’ Opera del Duomo si trova ora nel Museo omonimo a Firenze, mentre la Pietà Rondanini, donata al suo servo per ringraziarlo, è ora nel Castello Sforzesco di Milano. Negli anni successivi il Maestro continuò a lavorare, progettando di tombe e altri edifici per le figure di spicco del tempo, tra cui la famosa Porta Pia  (uno delle Porte  della Città) e l’interno della Chiesa della Madonna degli Angeli, a Roma. Cosimo de Medici lo nominò, nel 1563 dC, Console dell’Accademia e della Società delle Arti e del Disegno (massima autorità artistica di Firenze), tuttavia, neanche questa onorificenza convinse Michelangelo a tornare a Firenze, la sua Città natale. Un anno dopo egli morì, in una casa semplice e umile, che si trovava in Piazza Macel de Corvi, a Roma. Anche se era ormai diventato molto ricco, il Maestro, molto religioso, aveva scelto di vivere in modo semplice. Il trasferimento del suo corpo fu  negato a Firenze, da Roma che voleva seppellirlo nella Basilica di San Pietro, fu per questo motivo che venne rubato, durante la notte, da suo nipote Lionardo, che lo portò indietro nel Capoluogo Toscano, dove si tenne un funerale grandioso e solenne, e dove l’artista venne successivamente sepolto nella Chiesa di Santa Croce. Sulla sua tomba, disegnata da Giorgio Vasari, ci sono tre statue piangenti, rappresentanti la scultura, l’architettura e la pittura. Michelangelo fu consacrato, a Firenze, come l’artista più famoso e irraggiungibile del Rinascimento, una stella tra le stelle. La sua personalità agressiva e imprevedibile, e la sua grande sensibilità, gli faceva percepire forti emozioni, portandolo spesso alla depressione, ma anche gli consentiva di raggiungere una straordinaria forza espressiva ed un talento eccezionale. Michelangelo, che amava autocelebrarsi, sembrava anche essere un uomo permaloso, perennemente insoddisfatto, molto trascurato e apparentemente molto avaro ed avido. La sua anima complessa e tormentata fu probabilmente il risultato di un’infanzia strana e difficile.